"Cosa ti ha ispirato ad abbracciare la causa antispecista?" - intervista all'attivista vegana Mara Bulzariello
Uno dei miei obiettivi con Identità Indipendenti è anche quello di esplorare e di comprendere il tema dell’antispecismo.
Questo perché Identità Indipendenti tratta le storie di tutti coloro che hanno provato a resistere contro sistemi e super-potenze il cui scopo era soggiogare, sfruttare, sterminare, cancellare dall’esistenza. E nulla è esemplare, in questo senso, come quello che l’industria alimentare fa agli animali. Nulla è oscuro e dannoso per il pianeta quanto quello che, a nostro discapito e a discapito degli animali, viene perpetrato dall’industria alimentare.
E nulla se non l’empatia verso le altre specie può aiutarci a capire in che modo queste realtà tossiche - il sistema, le super-potenze - fanno le stesse identiche cose con gli esseri umani quando ne hanno voglia. Che, insomma, tutti coloro che vengono sfruttati, sterminati e cancellati si somigliano, a prescindere dalla specie.
Ho intervistato Mara Bulzariello, attivista veronese, per comprendere maggiormente i motivi dietro la scelta etica di dieta vegana, e le tematiche politiche legate all’antispecismo.
Tu collabori con Extinction Rebellion Venezia e Go Vegan Verona, oltre a promuovere riflessioni sul tema antispecista sui tuoi social. Puoi condividere con noi le attività di queste associazioni? E qual è il tuo ruolo in queste associazioni?
Extinction Rebellion è un movimento internazionale che ha come obiettivo comunicare alla politica l’urgenza di prendere misure contro la crisi climatica in atto. Per fare questo utilizza tattiche di disobbedienza civile nonviolenta e opera su più livelli, sensibilizzando sul tema i cittadini spingendoli ad attivarsi.
Personalmente ho avuto modo di collaborare con il movimento italiano di Extinction Rebellion e, in particolare, ora collaboro con il gruppo di Venezia. Fornisco loro le mie competenze in ambito fotografico e grafico sia attraverso la creazione di contenuti social che attraverso vere e proprie formazioni gratuite per gli attivisti e le attiviste su richiesta.
Go Vegan Verona è invece è un gruppo di attivisti e attiviste che si occupa di comunicazione antispecista-vegan. Ogni settimana, da più di 5 anni, scendiamo in piazza a Verona imbracciando dei televisori e mostriamo ai passanti scene reali provenienti dagli allevamenti intensivi e dai macelli italiani. Scene normali e legali, ma nonostante questo davvero sconvolgenti per i passanti.
Il nostro obiettivo è quello di piantare dei semi di consapevolezza nelle persone che si fermano davanti ai nostri video, e che sono disposte a iniziare una chiacchierata con noi. Purtroppo per motivi lavorativi non posso essere sempre presente ai nostri eventi ma, anche per questo gruppo, svolgo ogni compito che ha a che fare con la cura dei social sul campo e da remoto.
Cosa ti ha ispirato ad abbracciare la causa antispecista?
Sono cresciuta nelle campagne emiliane, in contatto quotidiano con gli animali da cortile che erano i miei compagni di gioco. Come tutti i bambini inorridivo di fronte alla violenza sugli animali ma solo a 14 anni sono diventata vegetariana, quando ho iniziato a ragionare in modo autonomo sull’argomento informandomi in rete. Ho scoperto online video che raccontavano una realtà ben diversa da quella che mi era stata raccontata dai miei genitori e dalla scuola. Ho scoperto informazioni che mi offrivano una possibilità di scelta: quella di non uccidere. Quando poi ho potuto decidere in completa libertà delle mie scelte alimentari - quando ero ormai maggiorenne e indipendente - sono diventata vegana.
A conti fatti penso mi abbia ispirato la mia solitudine: cresciuta isolata in campagna amavo giocare e accudire gattini randagi, pulcini e altri animali da cortile. Ero anche molto riflessiva ed empatica quindi mi sono posta fin da subito domande sulla morte e sulla giustizia delle azioni che vedevo compiere dagli adulti. Ricordo che ho sempre fatto mille domande fin da quando ero piccolissima di fronte alle urla che provenivano dal pollaio. Ricordo anche quanti pianti, ogni Natale, di fronte all’anguilla tagliata viva sul tavolo da pranzo. Ricordo il dispiacere per i gatti randagi lasciati morire, senza le giuste cure. Come dicevo, non mi sono state date spesso le risposte che meritavo di avere.
Quali sono le discriminazioni più impattanti che ad oggi riceve un individuo che abbraccia una dieta vegana?
Rispetto a 15 anni fa la scelta alimentare nella grande distribuzione è infinitamente più ampia. Prendendo l’esempio del Nord Italia, sono rarissimi i locali che non offrono alternative vegan. Una buona colazione è possibile ottenerla quasi ovunque e i supermercati forniscono a basso costo alternative interessanti ai burger, alla pizza, ai dessert tradizionali.
Raramente mi sento discriminata quando faccio acquisti, se non fosse che i prodotti vegani costano in media di più di quelli onnivori pur impattando meno sull’ambiente. Questo perché sono ancora produzioni di nicchia e perché i prodotti tradizionali ricevono incentivi che ne tengono calmierato il prezzo. Quelli vegan, invece, no.
La discriminazione l’ho percepita in ambienti gerarchici come i luoghi di lavoro o scolastici, luoghi dove si è obbligati a interagire con persone non solo ignoranti sulla tematica ma anche maleducate e prepotenti. Luoghi dove non si può rispondere “a tono”, in completa libertà.
In questi ambiti non parlo molto della mia scelta per evitare sterili discussioni. Mi sono capitate spesso battute da parte di colleghi o responsabili e addirittura commenti inopportuni durante la discussione della mia tesi di laurea. In ambiente lavorativo posso evidenziare la completa mancanza di predisposizione di alternative vegan ai pasti in mensa, nei buffet e nelle cene aziendali.
Le offese maggiori noi vegani le riceviamo non di persona ma dietro lo schermo.
Penso che il “fastidio” più grande per un individuo vegano sia doversi esporre all’odio pubblico sui social. Di fronte a post che mi appaiono su argomenti che toccano il benessere animale o l’ecologia, io tendo a rispondere esprimendo la mia opinione. Spesso - pur usando io toni pacifici e rispettosi - capita che io riceva offese gratuite da parte di chi si sente attaccato e preso in causa.
Se non si ha un carattere forte e determinato, offese di questo tipo possono far molto male.
Entrando nel merito di una delle stilettate più note al mondo vegano, come spieghi questa avversione per i nomi di alcuni prodotti vegani che rimandano al mondo onnivoro? Molti sostengono che un vegano non possa chiamare un proprio prodotto ‘’bresaola’’, ma allo stesso tempo non c’è lo stesso livore per il decaffeinato che è comunque chiamato ‘’caffè’’
Le aziende produttrici avrebbero sempre voluto chiamare i prodotti vegani con il nome del prodotto onnivoro che “imitano” proprio per una questione di maggior chiarezza. Di maggior aderenza all’immaginario che si vuole evocare nella mente dell’acquirente in cerca di un gusto preciso. Noi vegani stessi chiamiamo con il nome tradizionale i prodotti vegetali ed evidenziamo con amici e parenti di avere precise alternative ai più comuni prodotti della tradizione.
Vietare alle aziende di fare questo è stata una decisione che l’Europa ha preso, spinta dall’intervento delle grandi multinazionali del latte e della carne che non volevano che un prodotto vegano potesse entrare in competizione ed essere paragonato a un prodotto onnivoro. Nell’obbligarlo a chiamarsi in modo diverso lo etichettano come “altro” e per questo pensano di potersi ritenere “inimitabili”, “insostituibili”, “imparagonabili”.
Sia in tv che sul web, se si cercano riflessioni su specismo e antispecismo si trovano più che altro dibattiti poco fruttuosi, dove le due campane vengono messe a confronto con provocazioni reciproche e litigi giusto per fare share. Se qualcuno volesse davvero informarsi sui temi di antispecismo, veganismo e animal advocacy, quali canali o fonti consiglieresti di consultare?
Questa che presenti è una questione molto complicata.
Per quanto riguarda la televisione, si tratta di un mezzo estremamente “chiuso” dove non c’è libertà di comunicazione effettiva. Io, personalmente, mi rifiuterei di presentarmi in tv come interlocutrice. Proprio per non cadere nella banalità di discussioni urlate per slogan. La mia ultima televisione l’ho avuta ormai 10 anni fa e ne faccio volentieri senza.
Noto inoltre con piacere la differenza di atteggiamento delle generazioni più giovani di fronte a tematiche importanti e sensibili. Un atteggiamento forse ancora superficiale ma sicuramente curioso.
Penso che Instagram e Tik Tok siano, ormai, degli ottimi luoghi di informazione e sensibilizzazione. Utenti con la passione per la divulgazione della tematica sapranno guidarti nelle scelte di acquisto quotidiane, insegnandoti mille ricette o mostrandoti come rispondere alle provocazioni.
Se dovessi consigliare a qualcuno dove trovare informazioni riguardo la scelta vegan e la filosofia antispecista gli consiglierei sicuramente di seguire i social dell’associazione Essere Animali per scoprire i video delle loro investigazioni sotto copertura e le storie degli animali che hanno salvato. Ma anche di guardare i tutorial di cucina della meravigliosa Cucina Botanica. Di acquistare il libro Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche di Melanie Joy. E di visionare i documentari Cowspiracy e Dominion.
Oltre al tema etico della scelta di una dieta vegana (poiché collegata all’antispecismo) tu hai spesso condiviso riflessioni sull’impatto ambientale della dieta onnivora. Quali sono i collegamenti più rilevanti fra antispecismo e miglioramento della situazione climatica del pianeta?
Secondo i calcoli FAO il 51% delle emissioni mondiali di gas responsabili dell’effetto serra arrivano dall’allevamento del bestiame e dei loro sottoprodotti, 1/3 dell’acqua del pianeta viene utilizzata per la produzione di carne, 110 specie di animali ed insetti si estinguono ogni giorno a causa della deforestazione per far spazio alle coltivazioni di mais, grano e soia per nutrire gli animali da allevamento.
Il 70% delle cause di deforestazione dell’Amazzonia sono imputabili alla creazione di nuovi pascoli per animali da reddito.
È il momento di utilizzare queste poche risorse che abbiamo in modo responsabile, indirizzandole verso coltivazioni vegetali a uso umano e non a foraggio per almeno 70 miliardi di animali che si dimostrano delle fabbriche di proteine “alla rovescia”.
Per ogni kg di carne di manzo dobbiamo produrre 15 kg di vegetali e sprecare 11 mila litri di acqua. Nel 2022, nell’era dell’informazione, continuare a perseverare non è più ignoranza ma un crimine ecologico.
In che modo è possibile partecipare alle attività delle associazioni che segui?
In molte città italiane sono presenti gruppi locali di Extinction Rebellion e sono sempre aperti a nuovi membri. Sapranno accoglierti subito con grande calore offrendoti tante attività di azione e formazione in base alle tue competenze e alla tua volontà di metterti in gioco.
Per Go Vegan Verona il discorso è ancora più semplice e immediato. Basta scriverci un messaggio o venire a scambiare due parole con noi in piazza Brà per essere accolti nel team se già si è antispecisti. In base alle proprie doti comunicative e alle proprie attitudini potrai parlare con le persone rispondendo alle loro domande o semplicemente, per i più introversi , sorreggere in silenzio un monitor dando il cambio ai propri compagni.
Una domanda giusto per conoscerti meglio: qual è la serie su cui stai facendo binge watching in questo momento?
Personalmente non guardo molte serie televisive. Ho una consapevolezza dolorosa del tempo che passa e il mio lavoro di social media manager mi concede poche pause. Preferisco godermi il riposo con un’escursione in montagna o una sana dormita lontano dall’accecante monitor del PC.
L’ultima serie che ho amato è sicuramente Cobra Kai. È molto bello il modo in cui hanno legato il passato iconico di Karate Kid con le storie dei nuovi protagonisti e penso che sia una storia che possa insegnare dei buoni valori agli spettatori.
La morale di questa serie è che i ruoli dei cattivi e dei buoni possono essere talvolta invertiti, dipende dai punti di vista e dall’evoluzione dei caratteri nel tempo. Etichettare qualcuno a priori non è mai una scelta vincente.