Verso casa: il destino dei prigionieri politici baschi
La dispersione
Etxerat (parola basca che significa “Verso casa”) è una associazione che riunisce i familiari degli individui imprigionati per il loro appoggio al Movimento Basco di Liberazione Nazionale. Stiamo parlando del movimento che mirava all’autodeterminazione e alla sovranità del popolo basco, e che comprendeva anche il gruppo armato etichettato come terrorista e noto come ETA.
I membri di Etxerat da più di trent’anni cercano di far sentire la loro voce per combattere l’intransigente discriminazione subita dai prigionieri politici baschi. E la forza del loro grido vibra interamente nel nome stesso dell’associazione. Verso casa. Perché la richiesta principale fatta dai parenti dei detenuti è che venga fermata la misura carceraria della dispersione. I prigionieri del Movimento sono infatti tenuti lontani dalla loro patria, lontani dalle loro famiglie e spostati in carceri distanti fino a 1.200 km dalle loro abitazioni. Dagli anni Ottanta, i baschi che avevano subito una condanna iniziarono a essere trasferiti in prigioni distaccate ma, almeno fra loro, rimanevano riuniti. Ma è verso la fine degli anni Ottanta che avvennero i primi casi di dispersione sistematica che perdura ancora oggi.
Gli effetti della dispersione
I motivi dietro questo trattamento straordinario sono da ricercarsi nella pericolosità sociale che i governi vedono nel Movimento. Sono da ricercarsi nel fatto che i governi hanno paura, temono episodi di terrorismo e la formazione di bande armate. Talmente tanta è la paura che spesso persino le associazioni di sostegno ai prigionieri finiscono sotto il mirino degli inquirenti. Il tutto nonostante il fatto che ETA abbia rinunciato alla lotta e abbia, nel 2017, deposto le armi. Letteralmente, visto che sono stati consegnati alle autorità gli equipaggiamenti e gli esplosivi conservati nei vari arsenali e nascondigli fra Spagna e Francia. Eppure la dispersione - da molti definita una “politica di vendetta” - continua e i suoi effetti sono notevoli, e non sono solo legati alla sofferenza delle famiglie o alle condizioni dei detenuti. La dispersione ha comportato anche morti sulle strade, morti di familiari continuamente in viaggio, continuamente costretti a macinare chilometri pur di vedere i propri cari. Proprio alla data di uscita di questo articolo (22 Giugno 2022) nel comune basco di Zierbena si sta tenendo la commemorazione di Jose Mari Maruri, morto 24 anni fa mentre si stava dirigendo a visitare il figlio Lander nel carcere di Basauri. Anche Maruri è una vittima dell’eccezionale e insensato destino carcerario dei baschi e delle loro famiglie. Non per nulla Etxerat si chiamava inizialmente Senideak. Che vuol dire “Parenti”.
Qual è la situazione attuale?
Dei 183 prigionieri dell'EPPK (Collettivo dei Prigionieri Politici Baschi) 65 detenuti in Spagna e 17 in Francia sono ancora fuori da Euskal Herria, e sono dispersi nelle prigioni periferiche o in luoghi remoti. La situazione è migliorata negli ultimi due anni, pur se notevoli sono state le difficoltà di avvicinare i prigionieri alle proprie famiglie anche in epoca di Covid.
Recentemente, Isabel Castro di Steilas ha affermato che "siamo ancora lontani dall'ottenere le nostre rivendicazioni, dall’ottenere l'accesso ai benefici penitenziari previsti dalla legislazione ordinaria, dal poter avere tutti i detenuti di nuovo in Euskal Herria oltre alla scarcerazione di quei prigionieri che sono affetti da malattie incurabili e al reinserimento nel mondo del lavoro di coloro che vengono rilasciati”.
Una prossima mobilitazione sindacale si terrà il 23 Settembre a Bilbao.